laboratorio donnae

La politica, nonostante tutti gli aggiustamenti possibili e immaginabili, non intacca l’essenziale: il potere maschile.

Per secoli donne, anche maggiorenni, hanno dovuto sottostare alla tutela del maschio di turno: padre, marito, fratello, zio, tutore. La loro parola non contava, in casa, in pubblico e anche nei tribunali. Questo accade ancora in diverse parti del mondo, ma dove la lotta delle donne ha aperto una breccia, il corpo a corpo tra il patriarcato e il femminismo che avanza – due simbolici potenti – genera conflitti, anche feroci, nelle relazioni, sbandamenti nei comportamenti sociali e nei rapporti interpersonali.
Però, il patriarcato continua ad avere la meglio quando, avvalendosi di leggi dello Stato e di figure istituzionali compiacenti, riesce ad imporre le SUE regole. A cominciare dal non dare credito alla parola di una donna e di conseguenza alla sua esperienza di moglie, di compagna, di madre. Così il patriarcato rinnova il patto con l’uomo di turno, soprattutto se ha potere e senza nessun riguardo per i figli.

Ora, in questa situazione, gli appelli elettorali, anche se veicolati da donne, mi indispongono. Quale credito posso dare ai partiti se la differenza dei sessi non è compresa nel loro progetto? Anche nei casi migliori, tutto si riduce a dichiarazioni di equità, di uguaglianza o di tutela. La donna è sempre compresa in progetti e proposte che la vedono parte della FAMIGLIA, l’autodeterminazione nella maternità, esplicitata e garantita (nominalmente) nella 194, si annulla quando partorisce: madre e creatura vengono inglobati nella famiglia e la madre limitata in una relazione paritaria con l’uomo, che è un vero esproprio del ruolo e della funzione materna. La chiamano bigenitorialità.

Nella visione dei partiti, anche di quello che vorrei votare e che si dice femminista, non vi è traccia di un’analisi complessa, articolata della relazione uomo/ donna che superi il concetto di famiglia e restituisca ai soggetti – donna, bambino/a, uomo – la loro alterità. La loro soggettività. Certo è complicato, soprattutto a sinistra, smontare una retorica che si è rafforzata con la moltiplicazione delle famiglie. La famiglia ne è uscita rafforzata e la rappresentazione del maschile e del femminile si è radicalizzata, superando i sessi che la agiscono. Su questa scena chi è protagonista ha sempre un pene.
La politica dei partiti sembra ignorare lo scontro in atto tra patriarcato e femminismo, mentre è molto sensibile alle varie lobby che spingono per avere il controllo sul corpo generativo e sessuato delle donne. E il potere di decidere dei figli come moderni pater familias.

Una politica che non si occupi di questo è un fallimento per la Democrazia perché, nonostante le quote, la doppia preferenza, il 50E50, gli assegni per i figli e tutti gli aggiustamenti possibili e immaginabili, non intacca l’essenziale: il potere dei maschi, etero, omo o in transito.

Solo il femminismo può smontare il nuovo sistema dei generi che si è imposto a scapito del sesso femminile, anche se non so ancora con quali strumenti e con quali forme, che non si decidono a tavolino; ci sono però donne che, a partire dalla loro vita, dalla loro sofferenza, ma anche lucidità e lungimiranza politica, sono in movimento.

Io andrò a votare, continuerò a votare per il meno peggio, ma non sono dalla parte di un partito, perché nessuno è dalla mia parte.

Pina Nuzzo

immagine di pinanuzzo

3 commenti su “La politica, nonostante tutti gli aggiustamenti possibili e immaginabili, non intacca l’essenziale: il potere maschile.

  1. Ode DeCaroli
    31 agosto 2020

    Cara Pina,Giustissimo il tuo scritto,proprio ieri ho risposto a chi mi chiedeva cosa voto al referendum,ho risposto molto simile al tuo pensiero.Sempre più Donne maschio però in Parlamento?

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  2. giusi ambrosio
    31 agosto 2020

    Perfetto il percorso di pensiero. Sono veramente avvilita nel verificare come ogni giorno la parola di donna e il corpo di donna siano negate nella prepotenza del genere maschile e nella latitanza del potere di politici e di religiosi. Non solo nessuno urla di sdegno dinanzi ad ogni violenza, ma nessuno prova sdegno dinanzi ad ogni violenza che colpisca una donna, tante donne, tutte le donne. Anche il sistema giustizia espone distrazioni e pregiudizi di genere patriarcale.
    Verifichiamo come l’impegno politico di un certo femminismo che, nell’ottica di una civiltà delle relazioni possibili, ha chiamato alla responsabilità genitoriale il genere maschile si è tramutato legislativamente in una rafforzata possibilità di potere maschile: in nome della bigenitorialità viene esercitata una rinnovata forma di controllo e di dominio sulla madre. Si calpesta la donna e si espropria la madre, si calpesta la madre e si annienta la donna. Troppo fioche le voci degli uomini in politica e sempre minoritarie le voci delle donne in politica.
    Come agire? come votare? non cadere nella trappola della punizione con il ridurre il numero dei legislatori ma ipotizzare una crescita del numero delle legislatrici.
    Non sarebbe progressiva la rottura di un patto democratico tra donne e uomini. Ma forse si potrebbe rifondare la democrazia in un patto tra donne e uomini. Ma quali?
    Quelli che rispondono, se rispondono. Forse.
    Un abbraccio Giusi Ambrosio

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  3. paolam
    17 novembre 2020

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Questa voce è stata pubblicata il 27 agosto 2020 da in corpo generativo, femminismo, politica con tag .

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