Simona Sforza ha scritto sul suo blog questo articolo:
“Non voglio entrare nel polverone di questi giorni. Non è quel punto di vista che mi interessa e che mi ha spinto a scrivere. Desidero partire dallo scritto pubblicato su DonnaeLab di Milena A. Carone (qui). Mettiamo da parte l’omofobia. Perché non si tratta di questo. Rischiamo di deviare il nostro ragionamento. Mi piacerebbe che ci fosse un dialogo sereno, aperto, senza paure. Invece, ancora una volta si ha paura di riflettere e di mettere in campo la questione del potere.
Il POTERE: chi oggi ha ancora in mano lo scettro virtuale e materiale, chi lo esercita, e i suoi squilibri tra uomini e donne. Il maschio, etero o omosessuale, resta quel primo sesso che ha sempre adoperato natura e donna per poter definire se stesso, per potersi affermare su tutto il resto. La discendenza è un nodo cruciale. Forse abbiamo trascurato il corpo femminile che per alcuni diviene oggetto, involucro per consentire questa discendenza. Non vogliamo essere incubatrici, madri per forza in quanto donne, non vogliamo essere oggettificate, adoperate come strumenti dagli uomini e poi, accettiamo di renderci tali per soddisfare un bisogno maschile di trasmettere i suoi sacri geni? Siamo schizofreniche a volte. LEGGI TUTTO
immagine di Toyen 1937 orizzonte
Tanto per, estrapolo un commento dal mio commento 😉 che sintetizza bene ciò che penso: “il quesito è il seguente: “E’ lecito, a chiunque, singola/o, coppia, e/o qualsiasi tipo di coppia, usare il corpo di un’altra donna come incubatrice in cambio di compenso come prestazione d’opera?” La mia risposta è NO. Non ci possiamo girare tanto intorno, né divagare con questioni omo od etero, dato che la questione riguarda, ripeto se necessario allo sfinimento, qualsiasi tipo di coppia, e questo non in teoria, ma nella realtà dei fatti: i ricchi e le ricche americane che per qualsiasi e più vario motivo non vogliono o non possono generare, affittano gli uteri delle donne povere, di preferenza indiane”.
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GIUSI AMBROSIO: Commento breve
Certamente le questioni che pone Simona Sforza sono prioritarie e sono d’accordo che a noi femministe
tocchi essere scomode.
Credo anche però che entrare nel polverone di questi giorni sia importante in quanto si è reso chiaro quanto facilmente si possa supera il limite del riconoscimento della possibilità di esprimere un pensiero dubitativo qualora urti la presunta affermazione del valore della scelta individuale come donatrice di senso.
Individui più o meno noti, nel mondo dell’informazione e dello spettacolo, esprimono posizioni che si ritengono progressiste ma pronte a condannare a morte o a boicottare chi ha opinioni differenti.( riassuntivamente dolce e gabbana)
Oltre le libertà di scelta, reale o presunta di individui adulti, bisognerebbe anche interrogarsi su quale tipo di esperienza e quale immaginario patriarcale si intende prospettare per le vite chiamate all’essere bambini e bambine di domani.
Un saluto Giusi Ambrosio
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