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Se si nasce da donna, non di natalità bisogna parlare ma di Nascita.

di Giusi Ambrosio

Sono giunte in questo anno molte iniziative  agli Stati Generali della Natalità incentrate su un allarme che scaturisce da analisi dei dati relativi all’andamento della popolazione e curva demografica.  Su un quadrante cartesiano asse delle ascisse e delle ordinate infatti è possibile evidenziare come nel corso degli ultimi anni, anzi decenni, la mortalità è molto più alta che la natalità. Un allarme per il presente e per il futuro.

Le due curve non rivelano e gli analisti non considerano la fondamentale differenza che potrebbe essere significativa per comprendere il senso.

NON SOLO NUMERI. Il dato sulla mortalità è un totale che è risultato di molteplici innumerevoli cause che la determinano nelle singolarità che la compongono, cause genetiche, patologie individuali e ambientali, alimentazione, infezioni, epidemie ecc. ecc.

LA NATALITA’ HA UNA SOLA ORIGINE: CORPO DI DONNA,  VOLONTA’ DI MADRE.

Di questa unicità il potere maschile ha avuto invidia e timore, lo ha trasformato in un  ruolo di servizio, assoggettando le donne e  imponendo leggi, genealogia, doveri, sudditanza e schiavitù delle donne in varie forme sociali e culturali.

Nei nostri tempi più recenti in cui il patriarcato agisce nelle maniere più violente e più subdole esprime il forte timore che qualcosa o meglio le donne stesse e il potere che hanno nella generazione possano sfuggire al loro controllo e all’ordine sociale determinato.

La separazione  tra sessualità e riproduzione ha reso possibile un cammino di autodeterminazione e di scelta interpretato come pigrizia, abulia, indifferenza. Una sottrazione ad un ruolo utile per la società, garanzia di futuro, ottimismo per la occasionale e casuale partecipazione maschile.

Se si nasce da donna, non di natalità bisogna parlare ma di Nascita.

La nascita che è il venir al mondo da un corpo di donna deve avere nel suo riconoscimento il significato che sia la causa di ogni vivente.

Una politica non declamatoria e retorica come in ogni tempo di regimi militaristi, ma una politica di opposizione ferma ai modi e alle forme in cui la violenza maschile e spesso anche delle istituzioni colpisce e annienta i corpi delle donne, i loro sentimenti di cura per le creature che hanno messe al mondo. Non solo una pur doverosa e finora carente politica di sostegno alle madri, al loro lavoro, al valore che intrinsecamente hanno, ma oltre la retorica una autentica lotta politica a quelli che sono gli ostacoli alla loro vita e forme in cui si esplica il dominio maschile che oscilla tra i poli della indifferenza e della padronanza da esercitare come possesso.

Femminicidi e Figlicidi sono le punta emergente della volontà di potenza che i maschi esercitano sui corpi che possono sfuggire al loro possesso.

Ho sentito parlare di necessità di una rivoluzione culturale che possa contrastare il fenomeno del calo della natalità nel nostro paese. In tal senso si può interpretare il dato che le donne in Italia si astengono dalla maternità, diminuiscono le nascite  come senso di sfiducia nella situazione economica, sociale e politica in cui darebbero origine e luogo ad altre vite.  Le donne in Italia sono così tanto sfiduciate che si astengono sempre più anche alla partecipazione elettorale e esercizio di voto. Allora non il calo della natalità ma il timore che le donne hanno della vita dovrebbe costituire il vero allarme. E se riconosciuto cercare di porre qualche rimedio.

Io credo che solo una Filosofia della Nascita che parta dal luogo delle origini della specie vivente, che comprenda il senso  della interezza della esperienza della maternità, che non si esaurisce ma si sviluppa nel legame del pensiero e del linguaggio, che sia riconosciuto come valore prioritario nelle relazioni parentali, che sia centralità nelle visioni giuridiche, possa costituire una verità e un’etica politica.

La sola rivoluzione culturale utile è una demolizione del Patriarcato.

immagine di Judy Chicago “Earth_Birth”

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Questa voce è stata pubblicata il 21 Maggio 2023 da in donne, filosofia, maternità con tag .

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