laboratorio donnae

black

Fulvio RogantinC’era una volta un bel cappottino 3/4 di pelle nera. Quando la sua proprietaria lo indossò circa dieci anni orsono, lui, certo, non si aspettava di dover rimanere rinchiuso nell’antro dell’armadio per tutto quel tempo.

All’inizio sperava che la ragazza avesse pietà di lui e benevola gli facesse almeno fare un giro qua e là…ma il tempo correva impietoso e le stagioni si susseguivano senza che Black potesse sgranchire le cuciture. Così le speranze si trasformarono presto in cupo risentimento nei confronti della sua carceriera. Non si capacitava dei lunghi silenzi che quella donna malvagia gli riservava ogni tanto quando, aprendo l’anta dell’armadio, sollevava con “finta” delicatezza quella bustaccia opaca che gli aveva messo addosso e se ne stava lì in un impietoso silenzio, quasi a schernirlo…così si ritrovava ad urlarle “Vendimi! regalami!! barattami, bruciami.. ma non fare che la mia pelle marcisca in questa prigione” Ma lei nulla.

Poi però, dall’alto della gruccia, con il passare degli anni osservò la sua ex portatrice e smise di odiarla. Si, perché lui accecato, dalla delicata protezione adagiata sulle spalle corvine e morbide, affinché non s’impolverassero, aveva immaginato che lei non lo amasse più e che lo puniva tenendolo al buio dell’armadio vergognandosi di lui.

Mai cappotto fu più lontano dalla verità!!! Con gli occhielli lucidi si accorse che si era trasformata in un’altra donna, triste e grassa, che non lo odiava affatto, anzi…i suoi silenzi celavano un amore profondo e un desiderio mai sopito. Capì che lo custodiva nell’armadio e che nella prigione c’era finita lei; un’armatura così spessa da renderla inaccessibile alle sue morbide braccia. Ebbe pena di quella giovane donna che ora si trovava davanti ma, fiducioso, sapeva che un giorno la sua vecchia padrona sarebbe tornata ad indossarlo e decise di preservarsi morbido e avvolgente fino a quel giorno… e finalmente il giorno arrivò.

Black se la sonnecchiava sotto alla sua copertina di plastica, quando all’improvviso si senti mancare il gancio della gruccia sotto il colletto! ebbe paura sulle prime, ma poi sentì le mani calde di lei accarezzarlo e diciamola tutta spolverarlo un po’. Il cellophane cadde e poté finalmente sentire il profumo intenso della lavanda provenire dai cassetti della sua tana. La guardò di sottecchi e la incitò “forza … prova!!!” e lei quasi udendolo, infilò prima un braccio e poi timidamente l’altro. Lui si fece più delicato che poté e solo quando udì l’urlo di gioia e un cuore di nuovo battere sotto i suoi bottoni, capì che la sua padrona era tornata.

Melissa’S

foto di Fulvio Rogantin

 

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Questa voce è stata pubblicata il 19 novembre 2014 da in appuntamenti, conosciamoci, donne, letture con tag , .

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