laboratorio donnae

nominare il genere in democrazia

John Stezaker

A volte i piccoli eventi sono  capaci di aprire un campo ampio di riflessione. Nelle ultime settimane dopo una avvilente prova di comicità proposta in tv dalla signora Littizzetto, molte persone sono intervenute non solo per protestare ma anche per proporre una discussione di ordine culturale o anche  semplicemente grammaticale. Come nell’insegnamento della lingua in una classe di scuola primaria.

I nomi e gli aggettivi hanno una desinenza maschile e femminile così come nella lingua latina da cui quella italiana deriva. E di tale derivazione ci si avvale nei casi d’incertezza.

Se a magister (maestro)- corrisponde magistra (maestra) per analogia a minister (ministro)- ministra  (ministra). Sembra ovvio ma ancora difficile da far recepire e entrare nel linguaggio diffuso. Nessuno osa dire che non suona bene Maestra ma tanti dicono che suona male Ministra! Il problema della differenza di genere è nella diffidenza di genere o in quella storia che Alma Sabatini ha ben definito come  “Il sessismo nella lingua”. E può accadere che anche in ambiti democratici si preferisca definire alcuni nomi come epiceni concedendosi la opportunità di cambiare solo l’articolo in base al genere. Esempio che genera imbarazzo e classificazione di nome epiceno è quello di Presidente. Sono le persone più accorte che rifiutano la declinazione del femminile con desinenza in-essa. Sembra una ridicolizzazione del ruolo e della persona a cui si riferisce.

Come nel Seicento Moliere poteva scrivere una commedia “Les Femmes Savantes”, titolo evidentemente di per sé esilarante (sic!), per l’assurda pretesa che metteva in luce, così oggi può risultare esilarante se non offensivo e  discriminante dire Presidentessa.

Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino ha commesso questa imprudenza!!

Sinceramente credo che tale atteggiamento indichi una permanenza anche se residuale del concetto di ridicolo quando ci si riferisce alle donne che svolgono o esibiscono un ruolo di prestigio e successo. Meglio la modestia! non darsi troppe arie! Meglio nascondersi nel genere neutro! ma al contrario sappiamo che non di neutro si tratta! Mi chiedo se non sono le cariche dirigenziali che la società democratica non ritiene adeguate alla femminilizzazione di genere nel linguaggio? e che sopporta nella realtà?

Ho sempre letto Principe e Principessa, Barone e Baronessa, Duca e Duchessa, Marchese e Marchesa.

Non capisco per quale ragione grammaticale non si possa utilizzare la forma del femminile in riferimento a Presidente. Forse sono un po’ pedante ma sempre pronta al confronto.

Giusi Ambrosio

foto di John Stezaker

2 commenti su “nominare il genere in democrazia

  1. paolam
    15 aprile 2015

    🙂 grazie Giusi, allego il pdf dell’agile manualetto http://giulia.globalist.it/giuliaglobalistit/Downloads/Donne_grammatica_media.pdf e inoltre, a costo di essere pedante, la mia personale spiegazione del perché è così facile dire maestra e infermiera, ma così difficile dire ministra e ingegnera https://www.facebook.com/notes/paola-mazzei/genere-e-lingua-italiana/535932246424988
    bella la foto 😀

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  2. giusi ambrosio
    16 aprile 2015

    Grazie per l’accoglienza e per l’invio del manualetto che ho molto apprezzato.
    Ne ho tra le altre considerazioni rilevato la sottolineatura del valore semantico che le espressioni hanno nella modifica del genere a cui si riferiscono. Così come senso ben diverso hanno le definizioni di “uomo di strada” e “donna di strada”, un senso generico e indeterminato la prima, un senso definito e classificante la seconda. Quando si dice donna accade spesso di riferirsi a specifiche funzioni
    ” avere una donna” indica una relazione sentimentale e/o sessuale, ma può
    anche indicare una collaboratrice domestica. Quanto di subordinato si intenda in entrambe le accezione è ben evidente…
    Gli esempi sono tanti, troppi. Molti saluti Giusi
    NOTA. La foto che accompagna l’articolo è una scelta e un dono dell’editrice.

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Questa voce è stata pubblicata il 14 aprile 2015 da in democrazia paritaria, generi, informazione, sessismo con tag , .

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