laboratorio donnae

donne schiave sessuali e bottino di guerra

Catherine Thomasdi Simona Sforza

Tutto ciò che sta accadendo alle nostre sorelle (e non certo da oggi), bottino di guerra e ridotte in schiavitù dall’Isis, ci riguarda direttamente e ci chiama a svegliarci dal torpore e dall’indifferenza. Le donne e le bambine yazide sono vittime di quella che viene definita la “teologia dello stupro”, secondo la quale gli abusi sessuali sono considerati atti di purificazione dei miliziani. Sono le “sabaya“, le schiave rapite, vendute o donate ai combattenti (con tanto di listini prezzi e contratti d’acquisto).

[…]

Qui in “Occidente” o nel mondo laico tendiamo a restare distanti, come se queste cose non ci riguardassero. Se ne parla molto poco. Si tratta della stessa “rimozione” che a volte si commette quando si parla superficialmente di prostituzione. Ragioniamo a compartimenti stagni. Questa estate Amnesty International ha di fatto preso posizione sulla prostituzione. Ha commesso due errori: separare la tratta e lo sfruttamento dalla prostituzione, adottando il termine “sex work”; neutralizzare la violenza definendolo un lavoro, e come fa giustamente notare Stephanie Davies-Arai , ha rimosso la disuguaglianza di genere, attraverso l’uso del termine neutro “sex work”, che poi neutro non è…

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l’immagine è un’opera di Catherine Thomas PORTRAITS DE FEMMES  04 /2015 ; acrylique sur papier ; 50cm x60

 

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Questa voce è stata pubblicata il 24 agosto 2015 da in conosciamoci, donne, prostituzione, resistenza con tag , .

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