laboratorio donnae

nel merito e senza pregiudizi

Molte delle donne che seguono questo blog non sono su facebook quindi ho pensato di pubblicare  il  breve scambio avvenuto tra me, Paola Mazzei e Valentina Colli a proposito del  post ‘madre surrogata’.

Ho voluto dire  il mio fastidio per l’uso scontato, non solo nei media,  dell’espressione  ‘madri surrogate’ . A me, invece, riesce molto difficile accettare questo linguaggio e  pensare  che la gestazione per conto terzi sia cosa ovvia.

In tanti anni di politica con le donne ho elaborato un pensiero: la famiglia è fatta di relazioni che si scelgono, i legami non sono solo quelli del sangue e si può esaudire il desiderio di essere madri o padri con l’adozione. Questa acquisizione era anche di tanti uomini.

Il dibattito che si è aperto nel 2004 sulla legge 40,  mi ha costretto a  fare i conti con donne avanti negli anni che volevano partorire un figlio. Anche a costo di affittare l’utero di un’altra donna. E si è aperta una contraddizione: da una parte il desiderio di una donna: dall’altra l’uso del corpo in una donna. E’ poi emerso, in modo prepotente, un altro aspetto della faccenda: donne ancora giovani, ma non giovanissime  – dopo aver studiato, fatto master concorsi, con lavori precari – decidono di fare un figlio, ma  non ce la fanno.  L’orologio biologico è andato troppo avanti, allora sono costrette a ricorrere alla PMA. Guardare la questione da questo punto di vista mi ha aiutato a riposizionarmi. Ma la scarsa partecipazione di donne e di uomini al Referendum sulla PMA evidenziò quanto il dibattito fosse stato parziale, ideologico e condizionato dal  “politicamente corretto”.

Memore di quell’esperienza oggi vorrei ragionare  con maggiore chiarezza a partire dalla consapevolezza  che  “ il procreare è responsabilità e campo di elaborazione delle donne. Il procreare, non la “maternità”  intesa come identità totale.  Dovremmo poter affermare, a partire dalla  nostra  esperienza,   un rapporto con l’embrione umano che sfugga alle tentazioni tecnologiche dell’eugenetica da un lato, e del consumismo tecnologico dall’altro”. Così  scrivevamo Laura Piretti ed io nel 2005.

Questo blog è uno spazio aperto, usiamolo. Pina Nuzzo

COPIA/INCOLLA  DA FACEBOOK:

Paola Mazzei ha condiviso un link.

Domenica

Argomento scomodo: io vedo la questione come l’autrice, e mi fa piacere che qualcuna abbia scritto ciò che penso anch’io, anche s è difficile da dire e da comunicare.

Donnae Lab Cara Paola ho pensato un bel po’ prima di scrivere questo post. Ma c”è un silenzio su questo argomento che mi sconcerta e un “politicamente corretto” a senso unico. Pina Nuzzo

Ieri alle 12.56 · Mi piace · 1

Paola Mazzei Proprio così, è un argomento che riesco ad affrontare soltanto parlando di persona con amiche e amici, quando se ne presenta l’occasione, e vedo che è difficile da maneggiare, talvolta per mancanza di riflessione, talaltra per paura di “scorrettezza”.

22 ore fa · Modificato · Non mi piace più · 1

Valentina Colli Tanto difficile. Io personalmente non sono d’accordo, mi sembra davvero una forma di prostituzione, una svendita di quei legami innati tra madre e figlio. Di contro, credo che il genitore vero sia colui che cresce e segue nella vita il figlio, non il genitore biologico. Credo che vadano stravolte le leggi italiane sulle adozioni, innanzitutto aprendole anche alle coppie omosessuali. Ma non riesco a condannare la voglia di maternità di una donna, così, tout court. Resto davvero sospesa…

22 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2

Donnae Lab Penso anche io che genitore è colui colei che segue e cresce un bambino/a. Allora un conto è battersi perché le adozioni siano regolamentate, ma possibili anche per gli omosessuali. Adottare è complesso anche per gli etero e le coppie di fatto in genere. Altro è volere a tutti i costi un figlio biologico. Anche pagando una donna. Di questo io voglio parlare. Pina Nuzzo

20 ore fa · Non mi piace più · 3

Valentina Colli Parliamone Pina!!

19 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2

Paola Mazzei Infatti bisogna parlarne, io però non riesco a non pensare che la scelta di fare da incubatrice non è dettata da movente umanitario, ma da bisogno, e che quindi c’è uno sfruttamento del bisogno altrui. Saremmo disposte/i a incoraggiare la vendita di organi invece che la donazione?

16 ore fa · Modificato · Mi piace · 1

7 commenti su “nel merito e senza pregiudizi

  1. Simona Trabucco
    28 agosto 2012

    Io non vedo nessuna forma di prostituzione o svendita del legame madre-figli nella possibilità di “affittare” l’utero di una donna che per bisogno, certo, porta a termine una gravidanza che un’altra donna non puo’ neanche sognarsi di cominciare. Ci vedo una forma di amore: penso alla donna che porta dentro di sé il figlio di un’altra e glielo consegna al mondo. Se ragionassimo in termini di prostituzione, piuttosto questa la vedrei nelle vite di molte donne e uomini che per lavoro o per la carriera si stancano e si ammalano nel corpo, vendono il proprio corpo per bisogno (chi lavora per piacere?). Svendere il legame affettivo madre-figli poi proprio no: il legame come giustamente dite tutte é quello tra chi cresce e chi viene cresciuto, non tra chi partorisce e chi viene partorito. Sempre per fare un paragone legato alla realtà, vedo piu’ una svendita del legame nell’affidare 12 ore al giorno i propri figli a terzi, specialmente estranei, baby sitter etc… per la nostra impossibilità di fare da madri e da padri con i tempi di cui avremmo naturalmente bisogno. Vedo un problema li, ma nella madre surrogata vedo un atto di amore di una donna verso un’altra donna o verso una coppia. Piuttosto penso al dolore di una madre che non sentirà mai crescere dentro di sé la vita che ha scelto di mettere al mondo. E’ una grande rinuncia, ma ci vuole coraggio anche nel decidere di avere un figlio “a tutti i costi”. Insomma, vedo tutto in positivo: amore di una donna e coraggio di un’altra.

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  2. Nerella Sala
    31 agosto 2012

    E’ difficile per me parlare di questo argomento perché la mente torna al sovraccarico emotivo e fisico che hanno accompagnato le mie due gravidanze, non è stato facile essere incinta: sentivo e vedevo il corpo sottrarsi alla mia volontà dominare la mia esistenza,io così fiera della mia indipendenza della mia intelligenza della mia prestanza fisica ho dovuto cedere le armi, accogliere i tanti risvegli col mal di mare, il cambiamento dei gusti alimentari, le smagliature, la pancia , il torpore , il dolore, l’enorme immenso dolore del parto che ancora non riesco a scordare. Ricordo che quando nacque Veronica la maggiore, appena la guardai , pensai: beh tutto qui? è solo stanchezza quella che sento , nessuna particolare emozione . Ma quando dopo alcune ore andai a vederla (a quel tempo e non parlo di millenni fa, le mamme venivano tassativamente separate dai bimbi alla nascita, che barbarie!!) e la presi fra le braccia , lei iniziò a strillare: mi aveva riconosciuto voleva il mio seno , io a quel tempo piena di tante teorie e nessuna esperienza fui presa dal panico. Invano le infermiere tentarono di calmarmi finchè si decisero a darmi un biberon con un poco di latte che Veronica prese a succhiare con vigore , quindi si addormentò. Io la deposi nel lettino e lentamente tornai verso la camera , ero sconvolta , avevo in quegli istanti avuto esperienza di qualcosa di nuovo, uno stretto legame che poco aveva di umano,
    l’immagine che giunse alla mente e che ancora ritorna è di una tigre disposta a sbranare chiunque osi frapporsi fra lei e i suoi cuccioli.
    Ecco perchè mi è così difficile pensare a uteri in affitto a maternità surrogate, quel legame speciale fra mamma e bambina\o va difeso e protetto perchè è il nucleo
    fondante della vita.

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  3. paolam
    1 settembre 2012

    Vedo adesso il nostro scambio di opinioni riproposto qui, dove diventa occasione all’emersione di altre opinioni. Allora mi ricollego all’ultima e, da brava paleo-femminista, parto da me: dunque, l’idea di poter fare una figlia o un figlio mi si è presentata molto tardi, diciamo nell’ultimo decennio buono, e non so bene da che cosa fosse stata sollecitata, dal momento che fino ad allora era sempre stata al di fuori dei miei progetti di vita. Forse, dall’idea di dover e poter lasciare ad un’altra persona tutte le cose cui tenevo, e alle quali attribuivo massima importanza? Di cose immateriali, sto parlando. Quindi, per un decennio, ho pensato che sì, se lo avessi deciso, in un modo o nell’altro avrei potuto farlo, compresa l’opzione inseminazione artificiale. Prima, però, dovevo fare tutto il resto, tutte le altre cose più importanti che avevano la precedenza, e che nella mia vita avevano sempre avuto la precedenza. Poi, l’orologio biologico è scoccato, e l’opzione auto-maternità è scaduta. Un amico, direi ingenuamente, qualche giorno fa, mi ha chiesto: “Ma non potresti adottare una bambina?”. Eccerto che potrei, se non vivessi in Italia! Certo che potrei, sarebbe il mio sogno, sarebbe la soluzione ideale del problema. Ma non posso, perché in Italia le persone non coniugate, e/o singole, non possono adottare. Per me la questione maternità surrogata non si pone, quindi, di per sé, non essendo io coniugata, ma, postilla, l’idea che un’altra donna partorisca un figlio fatto per me, a dirla tutta, mi provoca una sensazione di espropriazione: non da parte mia verso di lei, ma da parte di lei verso di me. Ovvero, mi sembrerebbe di non essere mai veramente la madre di una creatura che rimarrebbe sotto l’ipoteca della vera generatrice. E’ diverso, per me, raccogliere una creatura che altre/i non hanno voluto o potuto tenere, rispetto al riscuotere la consegna di una creatura che avrei commissionato.

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  4. Nerella Sala
    1 settembre 2012

    Mi ha commossa il tuo commento perchè sento che dietro il desiderio ( grande privilegio femminile) di lasciare testimonianza di tè attraverso un figlio non spunta
    il bisogno che questo contenga il tuo DNA o venga costruito appositamente per tè come un oggetto esclusivo.
    E’ di un bimbo da tenere fra le braccia, cui cantare la ninna nanna, cui raccontare storie , cui trasmettere , affinchè lo trasmetta,il tuo amore.
    Ma allora liberiamoci dalle ipocrisie delle famigliole del “mulino bianco” e diciamo che ogni adulto può accogliere e fare crescere un bimbo all’unica condizione che se ne assuma in pieno la responsabilità.

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  5. paolam
    2 settembre 2012

    Grazie del commento, Nerella, penso proprio che questa sarebbe una battaglia da fare: riconoscere la possibilità di adottare anche alle persone singole, e anche alle coppie dello stesso sesso.

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  6. laura cima
    8 luglio 2014

    Carissime.
    Ritengo molto importante parlare di questo ed altri argomenti legati alla fecondazione artificiale eterologa. Con la recente sentenza occorre sostituire la legge 40, ed è urgente farlo, legge pessima che tanti guasti ha prodotto e ha fermato il dibattito.
    Con le donne verdi, alla fine degli anni 80 quando in tutto il mondo si regolamentavano questa pratiche, in un bel seminario dal titolo “Madre provetta” ci confrontammo con tante amiche di movimento e di discipline diverse e scivemmo insieme una proposta di legge che presentai alla camera dei deputati insistendo sul concetto che si trattava di interventi rispetto alla sterilità.E’ possibile ritrovare anche la proposta che presentai venti anni dopo, quando fu approvata la legge 40.
    Proprio xchè penso che non si possa agire in disprezzo delle relazioni e sia dovuta trasparenza a chi nasce, ci siamo pronunciate contro la pratica del donatore segreto e degli uteri in affitto quando la madre viene “eliminata” con un grazie e una busta.Se si vuole una genitorialità allargata bisogna prevedere le forme sociali che lo permettono. So che è difficile quando si pensa che i figli siano una proprietà privata. Ma è proprio questo principio che va messo in discussione e vanno rifiutate le leggi che lo rafforzano.

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    • laboratorio donnae
      8 luglio 2014

      Cara Laura, proprio ieri pensavo di scrivere un post sull’argomento, sollecitata da articoli, commenti, foto e proposte di legge. Ricordo il seminario di cui parli e penso anch’io che il dibattito tra donne dovrebbe ripartire in modo franco e diretto. Laboratorio Donnae non si tira indietro su un eventuale progetto aperto al confronto e allo scambio. Grazie per il commento, Pina Nuzzo

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Questa voce è stata pubblicata il 28 agosto 2012 da in conosciamoci, donne, politica, tessitura con tag , , , , , .

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