a Federica Mogherini
Per contrastare la violenza contro le donne non bastano le leggi e pene più severe. Occorrono cambiamenti culturali. Di azioni politiche in questa direzione ne abbiamo avviate tante perché, come è noto, la violenza più diffusa avviene tra le mura domestiche. Là si misurano i cambiamenti nei rapporti tra i generi.
E poi c’è la tratta. Il 18 ottobre 2012, per la Giornata Europea contro la tratta, Laboratorio Donnae ha promosso una manifestazione “simultanea” in diverse città italiane per testimoniare solidarietà a Micaela, una giovane donna rumena picchiata selvaggiamente e bruciata perché non voleva più prostituirsi.
Ma sono tante le donne tenute in condizioni di schiavitù nel nostro paese.
I loro corpi sono venduti e comprati. Martoriati e marchiati a fuoco per diventare merce di scambio. Questa “merce” esiste perché ha un mercato, perché c’è una domanda.
Allora viene da chiedersi: quanti degli uomini che ci sono accanto – mariti, fratelli, figli – ne fanno uso? Non si può distogliere lo sguardo perché questo ci rende complici di uno dei crimini più diffusi e tollerati dalle “persone per bene” e dalle istituzioni.
Una società non può dirsi civile se non garantisce l’integrità dei corpi. Sia delle donne nate in Italia sia di quelle che qui hanno scelto di vivere. Ma soprattutto delle donne che nel nostro Paese sono portate con la forza o con l’inganno.
Più recentemente, sappiamo di donne rapite in massa e messe in vendita come neanche le bestie. In rete ormai condividiamo a fatica post e link su questi orrori. Ci si sente impotenti. E non vogliamo limitarci a urlare la nostra rabbia. Vorremmo fare della nostra libertà una leva per chiedere a chi ha potere e ruolo politico di prendere posizione.
Per questo chiediamo a Federica Mogherini di raccogliere questa indignazione e farla diventare un fatto politico in Europa.
Dedichiamo il prossimo 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza, alle donne nigeriane rapite, vendute, uccise. Per non dimenticare. Perché non accada più.
Pina Nuzzo