laboratorio donnae

la madre negata la donna svuotata

di Giusi Ambrosio

Come risulta evidente dal dibattito in corso molte parole usate e abusate hanno perso di senso e di fondamento.

Libertà, diritti, autodeterminazione nella esperienza politica e esistenziale delle donne hanno avuto il valore di costruttiva conquista del proprio essere in una tensione morale che legava il corpo e la mente.

Utilizzare tali parole per sostenere che ad esse si ispirano e di esse si alimentano le scelte di donne che danno in prestito o in affitto il proprio utero significa svuotare di ogni significato e valore l’esperienza femminile della gravidanza. Significa anche non voler capire che mediante tale pratica viene affermato il primato e il potere maschile esclusivo sulla generazione di un essere umano.

Il diritto paterno sostiene tale desiderio e l’utero in affitto lo rende possibile. Un seme utilizzato per fecondare un ovulo diviene principio fondatore del diritto e base di una relazione esclusiva con un altro essere umano. Possibilità maschile di programmarsi come padre di un  essere umano utilizzando un corpo di donna come vaso nutriente di una vita che le sarà estranea.

Il seme maschile pensato come principio di realtà, come Verbo o Logos, mentre il corpo della donna come  materia che nella gestazione  assume la funzione di vaso che si dilata  e al termine si svuota.

Mercificazione e alienazione lo rendono possibile.

Imprevista la collocazione “modernista” di tante donne che pure si sono dette femministe. Un grande avvilimento!

La ricchezza del pensiero femminista  risulta smarrita, contorta, dissipata.

immagine dal diario di Frida Kahlo

 

Lascia un commento

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 9 Maggio 2016 da in donne, femminismo, maternità con tag , .

Blog Statistiche

  • 189.686 visite

lascia il tuo indirizzo mail se vuoi sapere quando verrà pubblicato un nuovo post o un commento